Compiere 85 anni mantenendo immutato lo sguardo gioioso, curioso e limpido di un bambino che attende il Natale. Papa Francesco, nato Jorge Mario Bergoglio in Tempo d’Avvento (il 17 dicembre 1936, nel Barrìo Flores a Buenos Aires), è portatore sano di contagio verso un simbolo insostituibile: il presepe.
“Le statuine che solitamente vi mettiamo – osserva il Papa nella Lettera apostolica Admirabile signum, che porta la data della sua seconda visita a Greccio, 1° dicembre 2019– sembrano non avere alcuna relazione con i racconti evangelici, a dirci che “in questo nuovo mondo inaugurato da Gesù c’è spazio per tutto ciò che è umano e per ogni creatura: dal pastore al fabbro, dal fornaio ai musicisti, dalle donne che portano le brocche d’acqua, ai bambini che giocano”. E’ questa, sottolinea Francesco, un’autentica rappresentazione della santità quotidiana, con la gioia di fare in modo straordinario le cose di tutti i giorni con Gesù, che condivide con noi la sua vita divina.
Il presepe fa parte del dolce ed esigente processo di trasmissione della fede: non è importante come si allestisce, “ciò che conta, è che esso parli alla nostra vita…per dirci quanto è vicino ad ogni essere umano, in qualunque condizione si trovi”, e a dirci che “in questo sta la felicità”.
Comporre il presepe nelle nostre case ci aiuta a rivivere la storia che si è vissuta a Betlemme. Naturalmente, ricorda il Papa, i Vangeli rimangono sempre la fonte che permette di conoscere e meditare quell’Avvenimento; tuttavia, la sua rappresentazione nel presepe aiuta ad immaginare le scene, stimola gli affetti, invita a sentirsi coinvolti nella storia della salvezza, contemporanei dell’evento che è vivo e attuale nei più diversi contesti storici e culturali.